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Alessandro Tartaglia è Docente di Design della Comunicazione al Politecnico di Bari, designer e cofondatore dello Studio FF3300, vincitore di tre Oscar della Comunicazione Politica. E' con un giovane creativo come lui che oggi parliamo di design e comunicazione.

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Partiamo dalla domanda che racchiude un po’ il senso di questa nostra intervista, ovvero qual è il ruolo del designer nella società moderna?

Dipende ... uno dei ruoli sicuramente è costruire progetti che risolvano problemi (e quindi non " progetti che creino nuove necessità ", come è avvenuto fino a poco tempo fa). Un altro potrebbe essere costruire senso e significato. Uno ancora, aggiungere valore e cultura nelle cose, migliorandole. Non saprei, questi sono i primi tre pensieri che mi sono venuti in mente, così, su due piedi...

Quanto l’attività di un designer è legata agli aspetti culturali del presente? E quanto è importante analizzare anche i fenomeni sociali?

Mi verrebbe da dire "sempre, e sempre". Il design è immerso nello "zietgeist", nello spirito del tempo. Questo è imprescindibile, secondo me. Allo stesso modo, se ci si occupa di comunicazione, non si può fare a meno di confrontarsi con gli altri, con la società, e con i fenomeni che la attraversano.

Il designer inventa degli stili in base a quello che deve comunicare di volta in volta. Potremmo affermare, come diceva Bruno Munari, che il designer non ha uno stile proprio e che cambia in base a quello che deve comunicare?

Lo stile non c'entra una mazza col design. Stile è una parola vuota. Il designer lavora con una parola diversa, il metodo. È il metodo che cambia a seconda del progetto e delle necessità.

Prima di progettare, quanto è importante la ricerca di coerenza tra metodo, teoria ed etica?

Il metodo, la teoria e l'etica sono vincolati tra loro. Un buon metodo ha delle premesse e delle motivazioni teoriche, e possiede sicuramente anche una sua ragione etica.

Quali sono, secondo te, le qualità che deve avere un bravo progettista?

Non ne ho idea. Non credo ci sia una ricetta. Un aspetto fondamentale è costruirsi una robusta base di cultura pluridisciplinare, ed essere molto curiosi.

Che cos’è il “design generativo” e cosa intendi per “costruire immaginari”?

Il design generativo è il rovesciamento del paradigma progettuale classico. Invece di progettare una struttura, si progetta l'algoritmo che genera la struttura. E se l'algoritmo così progettato è parametrico, allora può generare X strutture, che hanno un rapporto di coerenza e variazione sistematica tra loro, regolabile attraverso la definizione del campo di variabilità del parametro.
Volendo "visualizzare" quanto ho detto, posso citare Italo Calvino, quando parla di "Cristallo come emblema dell'immobilità, della struttura, della robustezza, e della fiamma come emblema della variabilità sistematica, della modulazione, del caso, e quindi della vita. La fiamma vibra, ma pur variando, rimane sempre riconoscibile. Il cristallo è sempre uguale a se stesso". Gli immaginari invece sono un aspetto molto affascinante: tutti abbiamo degli immaginari individuali, e i nostri immaginari individuali, quando si mettono in relazione, costruiscono l'immaginario collettivo. È possibile influenzare, modificare e costruire degli immaginari, partendo da storie, da segni, da visioni. Per farlo, però, non possiamo prescindere dallo storytelling. Lo storytelling può essere anche "metaverbale", implicito, sottinteso, ma comunque rimane un elemento importantissimo per la costruzione degli immaginari.
Vero è anche che quanto lo storytelling diventa "finzione" può fare grandi danni, costruendo immaginari artefatti, fittizi, che hanno come unico scopo la manipolazione delle masse, e il condizionamento.
Augé sostiene che i tre poli dell'immaginazione sono l'Immaginario individuale, l'Immaginario Condiviso e la Finzione. Ed individua nel racconto (o storytelling, o narrazione) l'azione che permette alle unità di senso (i meme) di transitare da una parte all'altra. (La Guerra dei Sogni - Marc Augé)

Quanto è importante per un designer riuscire a trovare il giusto equilibrio tra una cultura scientifica e una cultura umanista e perché?

Penso che l'equilibrio sia importante in ogni cosa. E poi è interessante alternare input di diversa natura, altrimenti ci si annoia.

Con il tuo studio FF3300 avete curato il design della comunicazione della campagna elettorale di Nichi Vendola. Una delle prime cose che si notano è proprio la mancanza delle classiche foto di primo piano che ritraggono il candidato. Una scelta originale nel panorama italiano.

Una scelta ovvia, la politica non si fa con la faccia del candidato, ma con le idee ed i programmi. Sono gli altri che sbagliano, noi non abbiamo fatto niente di particolarmente intelligente evitando il volto. Poi c'è modo e modo di usare un volto. E c'è anche motivo e motivo. Il potere ha un suo codice, e i potenti si sono sempre fatti ritrarre, nella storia. Ma è un linguaggio antidemocratico.
La democrazia è una cosa diversa. In democrazia io ho il voto, e lo esprimo a seconda dell'offerta politica e programmatica espressa dal candidato o dalla parte politica di riferimento. In questa ottica, secondo me, la democrazia ha bisogno di comunicarsi in modo diverso, bisogna fare spazio alle idee, eliminare slogan e faccioni, e mettere al centro del dibattito (e quindi della comunicazione) le proposte, i ragionamenti, o, eventualmente, i risultati.

Per concludere, quale sarà il prossimo progetto sul quale lavorerete come Studio FF3300?

Siamo oberati di lavoro, in questo momento ognuno di noi segue almeno due-tre progetti contemporaneamente, tutti diversi. I progetti variano dalla comunicazione politica, all'information design, dai social media, all'identità e al web.
Una cosa interessante è che stiamo sperimentando il design generativo applicato anche ai siti web, con una serie di progetti di siti web "automatizzati".

E’ un algoritmo che lavora sui CSS? Come funzionano i siti web “automatizzati”?

Dipende dai siti web. Noi stiamo facendo alcuni esperimenti nella creazione di siti web "intelligenti", capaci di individuare informazioni sulla rete, come fanno i trawler, e di aggregarle. Immagina di avere la possibilità di mettere in rete un robot che cerca delle cose per te, continuamente, secondo dei parametri impostati da te, o seguendo l'esempio di alcune fonti o informazioni che tu gli hai mostrato all'inizio. Dopo due giorni avrà trovato alcune cose, dopo un mese molte altre, dopo un anno avrai una miniera di materiale interessante, modulato secondo le tue esigenze, a tua disposizione.
Funziona più o meno così ciò che stiamo testando.

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Intervista di Francesco Scarpino / Pubblicata il 20.02.2012

 
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